Recensioni

"Garbo, senso della misura, buon gusto ed una spiccata predilezione per il jazz anni 60. Questi gli ingredienti principali del primo album realizzato da Igor Palmieri, saxofonista (www.igorpalmieri.com), insieme a Daniele Goldoni alla tromba, Tiziano Tancini al piano, Nicola Mazzoni al contrabbasso ed Enrico Caimi alla batteria. Fin dalle prime note comprendiamo che alla formazione di Palmieri piace il jazz dalle sonorità morbide, calde e mai stridenti. I loro sommi riferimenti sono infatti Chet Baker e Stan Getz, ma anche Miles Davis e John Coltrane, tutti artisti imprescindibili per qualunque gruppo jazz che comprenda sax e tromba. Il sound che caratterizza questo album è quello del jazz raffinato, sussurrato, molto gradevole e capace di piacere per queste sue peculiarità al pubblico più vasto. Non vi sono mai eccessi né forzature esibizionistiche o "muscolari". Non si ricerca mai il tecnicismo esasperato solo per stupire. Non è questo l'obiettivo del quintetto di Igor Palmieri ! Si vuole invece suonare ed improvvisare impeccabilmente e con cuore, senza mai allontanarsi dallo stile pacato (ma con swing!) che i cinque musicisti prediligono. I brani sono prevalentemente (ma non solo) standards, come Stolen Moments o Dear Old Stockholm, Pannonica o Like Someone in Love, tutti brani famosi, costruiti su belle melodie che risultano gradite anche all'ascoltatore non prettamente jazzofilo. Non manca un brano tratto dal repertorio jazz-bossa (Dindi, di Antonio Carlos Jobim). L'album comprende anche un brano composto dal compianto Michael Brecker, Midnight Voyage: anche questo è un pezzo caratterizzato da un tema ben definito che è facile da riconoscere. Il pezzo viene trattato nel corso dei vari chorus di improvvisazione alternando il ritmo latin allo swing, come nella migliore tradizione jazz degli anni 60. Il jazz, ed in particolare questo genere, si presta molto bene anche per rielaborare canzoni non appartenenti al repertorio jazzistico: è il caso de "La Canzone di Marinella" celeberrimo pezzo di Fabrizio De André, il primo brano del cd, riarrangiato a jazz waltz, o di "Roma nun fa la stupida stasera" del grandissimo Armando Trovajoli, resa qui in chiave assolutamente swing. Lo swing è infatti sempre molto presente in tutti i brani, rendendo l'intero cd molto coinvolgente ed anche molto equilibrato stilisticamente. Perfettamente in sintonia con stile e sonorità che caratterizzano l'intero disco, anche l'unico brano originale inserito nella scaletta, I Remember Venice, un pezzo a tempo ternario composto dal bravo pianista Tiziano Tancini. "Have a Nice Day" ci propone un jazz melodico e mai invasivo, ricco di ottimo swing, capace di creare atmosfere suadenti ed intime grazie a scelte ben precise, ai volumi moderati ed ai bei timbri caldi e pastosi degli strumenti a fiato, alle improvvisazioni abili e sempre ben dosate: un album nuovo ma che già dal primo ascolto ci risulta piacevolmente familiare"

Rossella Del Grande, Nuove Dissonanze

Igor Palmieri, «Have A Nice Day». Traks: La canzone di Marinella / Dindi/ Stolen Moments / I Remember Veni- ce / Dear Old Stockholm / Pannonica / Roma nun fa' la stupida stasera / Midnight Voyage / Like Someone In Love. Daniele Goldoni (tr.), Igor Palmieri (ten.), Tiziano Tancini (p.). Nicola Mazzoni (cb.), Enrico Caimi (batt.). Mantova, febbraio 2011. "Non tutti gli standard vengono per nuocere quando sono suonati con rispetto e originalità e con un grande senso storico della musica. Si, perché l'esordio discografico di Igor Palmieri, giovane talento mantovano di casa a Lucca, lascia ben sentire un percorso culturale roccioso intorno alla musica afroa mericana. Il canzoniere di Palmieri si innerva su Thelonious Monk, Oliver Nelson, Michael Brecker, Jimmy Van Heusen e serve su un bel piatto le suggestive linee melo- diche di Armando Trovajoli, Antonio Carlos Jobim e Fabrizio De André. Il suo tenore accarezza con ardore le radici degli anni Cinquanta e sviluppa una cortina di suoni sui tempi veloci, dove è veemente e raffinato, per poi muoversi a completo agio anche su registri più dolci, ammantati di emozionante malinconia. L'unico tema originale è firmato da Tancini (I Remember Venice), pianista di grande valore e perno di una sezione ritmica particolarmente affiatata e camaleontica. Goldoni fa da contraltare al leader con il suo sigillo ora ovattato, ora incupito e incisivo negli acuti"

Alceste Ayroldi, Musica Jazz

"Recensire un concerto a distanza di qualche anno è un modo per rendere omaggio prima alla persona e poi al sassofonista che è Igor Palmieri. Suona strano dire che per me è stato un viaggio nella musica e nel passato piuttosto che un concerto? Per me no. Igor ha fatto rivivere, in una serata due persone: mio padre e Chet Baker. Diametralmente opposti ma uniti dalla musica, Igor li ha resi vicini e presenti con una perfetta armonia di suoni, a volte soffiati e leggeri, a volte incisivi e passionali tanto da far vibrare le corde dell'anima. Ogni applauso partiva dal profondo del cuore e saliva nell'aria di quella calda serata d'agosto e, ne sono sicura, arrivava fino a quel cielo "almost blue" che faceva da cornice”

Ilaria Brandimarti

"Have a nice day è il primo disco di Igor Palmieri, frutto di un bisogno, di dover fare il cosiddetto "punto della situazione" sulla strada che si è deciso di intraprendere tempo fa e sul percorso che ancora attende il Quintet. L'album contiene una suggestiva citazione di Miles Davis, "Prima lascia che io lo suoni, poi più tardi te lo spiegherò", che ci introduce all'atteggiamento con il quale intraprendere questa scoperta. Ispirato dalle storiche formazioni della tradizione del cool jazz e del blues tipiche degli anni Cinquanta, la raccolta di Have A Nice Day traccia proprio una linea di ricerca a partire da questo momento storico della musica jazz, cioè dalla sensibilità per quello che è stato un movimento musicale vero e proprio, che dagli anni dell'hard bop passando per l'improvvisazione e la sperimentazione più creativa, non è mai rimasto fermo a lungo sulle sue posizioni: addirittura in casi esplosivi come con John Coltrane la critica parlava di musica distruttiva, nichilista, quasi anti-jazz, così anche attraverso le influenze di Stan Getz, Chet Baker, Miles Davis o Zoot Sims, la proposta creativa che possiamo aspettarci passa per profonde conoscenze armoniche e melodiche, affiancando una sperimentazione che si allontana molto dagli approcci accademici, non particolarmente amati da Igor Palmieri. Una delle caratteristiche della sua musica è la semplicità dei temi, delle frasi e dei suoni, protesa più a trovare identità all'interno di in uno stile riconoscibile, che a ritrovarsi in mainstream dettati dal mero bisogno di spettacolarizzazione. Ecco giustificata la scelta di suonare degli standard. Il convincimento di base è quello della ricerca possibile grazie all'insegnamento che la tradizione classica ha ancora da dare. Un'altra delle principali caratteristiche, poi, è la composizione del gruppo che ha dato vita al disco, formato da cinque musicisti uniti da sempre. Solisti, quali Daniele Goldoni alla tromba, Tiziano Tancini al pianoforte, Enrico Caimi alla batteria e Nicola Mazzoni al contrabbasso, che insieme al sax tenore di Igor Palmieri costituiscono una formula oramai poco consueta per un gruppo jazz. In questa occasione hanno realizzato una performance musicale che va oltre la semplice esecuzione e il dato della progressione armonica, a favore di una interazione costante tra solisti e gruppo, in una evidente relazione in cui il brano è un pretesto per organizzare nuovamente le regole e la flessibilità del jazz, con una forte capacità di vivere il gruppo e di agire da protagonisti nello stesso istante; possibilità che qui diventano materiali perché in presenza di competenze tecniche e il potere creativo si arricchisce di padronanza. Così, in maniera sofisticata e complementare, si arriva a sperimentare uno stesso flusso musicale, lavorando senza elaborare effetti miracolosi con il supporto di correzioni digitali in studio, "a traccia unica e in presa diretta", facendo della struttura dei testi solo un'opportunità per nuove soluzioni. L'album è composto infatti da nove brani di diversissime provenienze, con la capacità di attraversare varie tradizioni popolari. Ne stravolge la base: dal cantautorato al folk, alla bossa nova o le storiche melodie romantiche d'oltreoceano o, ancora, omaggiando un classico italiano, rielabora secondo le regole della complessità jazzistica cinquanta minuti d'ascolto, arrivando ad una forma subito riconoscibile, estremamente scorrevole ed emotivamente coinvolgente. Risultato assolutamente poco ovvio per chiunque decida di intraprendere un percorso musicale simile. La sorpresa dell'ascolto, perciò, supera le aspettative suggerite dalla copertina del disco con la sua tracklist. Senza parole, i testi di Have A Nice Day dilatano l'interpretazione "visiva" della musica originale e non è ingenuo chiedersi se, proprio attraverso questo modo di i spogliarsi e rivestirsi, la musica jazz non debba prescindere dalle immagini che la modernità le ha incollato addosso: essendo una ccessione di tempi, per capirla occorre imparare a seguirne i salti, gli equilibri provvisori e a collegare momenti, operazione entale, a volte, tutt'altro che facile e che ci pare, invece, accessibile finché la musica che ascoltiamo è familiare. Ma, di fronte ad una composizione che non è una narrazione, la musica è sul filo del rasoio tra evocazione e disorientamento in chi l'ascolta. Have A Nice Day compie un doppio lavoro, quindi: non solo rielabora brani classici, ma propone un nuovo codice d'ascolto che, proprio virtù della semplicità alla base della ricerca stilistica, è capace di identificare musica e nuove immagini in una struttura geometrica nsibile, rendendo materialmente afferrabili anche le pause, mettendosi in dialogo con l'ascoltatore, permettendo la relazione, apprendimento delle regole e il godimento. Così gli oggetti trasparenti del testo ascoltato si manifestano come una libera creazione erfettamente comprese nella fruizione, ottenendo un elegante risultato di grande equilibrio. Cosa dovremmo aspettarci dall'Igor almieri Quintet dopo le premesse di questo lavoro? Ce lo suggerisce, citando Saramago: "bisogna ritornare sui passi già dati, per peterli e per tracciarvi a fianco nuovi cammini. Bisogna ricominciare il viaggio. Sempre". La consapevolezza, soprattutto nel jazz, che on abbiamo mai raggiunto il nostro buon fine diventa allora metafora di questo viaggio, così per nuovi oggetti d'esplorazione speriamo inediti, ci proietta verso l'attesa di una nuova ricerca da parte di Igor Palmieri e del suo Quintet"

Rosanna Perrone, Jazz Italia

“Ieri sera ho scoperto il quartetto di igor palmieri: devo dire che sono stato gradevolmente sorpreso dalla alta qualità. chi c'era, la serata se le goduta! per chi non c'era... un consiglio: la prossima volta accorete! (anche se non conoscete i "nomi"...fidatevi!)”

Jazz club Roma

"Un 4et Italiano affiatato e ben amalgamato che sa catturare l’attenzione del pubblico con fraseggi irruenti di palmieri e le armonie vellutate di tancini. un jazz essenziale, senza fronzoli, di concezione quasi meditativa, che nelle improvvisazioni ricorda sempre la matrice melodica del brano, prediligendo il lirismo ai virtuosismi circensi tanto in voga in questo periodo. e proprio questa pulizia stilistica è il punto di forza del quartetto di igor palmieri che strappa ripetutamente l’applauso concedendo due bis”

Jazz club Rovigo

"Igor Palmieri cresce in Italia, a Mantova. All’età di 6 anni si avvicina allo studio del pianoforte e quasi contemporaneamente del Sassofono Contralto, tenore e soprano, decidendo successivamente di dedicarsi allo studio del solo sax tenore, suo strumento principale. Giovanissimo vince molti premi e riconoscimenti nazionali e si fa riconoscere dalla stampa jazz e dal pubblico per la qualità del suono e per il fraseggio. In particolare la critica musicale (anche recensendo il primo disco titolo ‘Have a nice day’) ha sempre riconosciuto uno stile del tutto diverso e ‘contro corrente': un suono caldo, ‘soffiato'; un jazz fatto di fraseggi leggeri, definiti e molto ispirati ai grandi jazzisti del passato come Lester Young, Ben Webstern, Chet Baker, Stan Getz ed altri. “Uno stile che tende a togliere anziché aggiungere tentando così di trasformare in suono le parole dei testi (spesso, bellissimi e molto legati a concetti di libertà, amore e passione)”. La carriera di Musicista Professionista inizia quando viene chiamato a partecipare, come supporter di gruppi jazz e non solo, già all’età di 16 anni. Ha suonato, fra gli altri, con Atti, Kirkpatrick, Gorgone, Chiara, Milanese, Sicbaldi, Fresu, e molti altri. Attualmente Igor Palmieri vive in Toscana (a Viareggio – LU) e partecipa a Festival jazz nazionali ed internazionali dove porta, fra i tanti, il suo progetto musicale dedicato a Chet Baker al quale ha dedicato il disco ToChet."

oltrepomantovano.eu

“interessante quartetto di Igor Palmieri. abbiamo avuto modo di ascoltare della musica eseguita in modo impeccabile dal punto di vista formale ed efficace dal punto di vista emotivo. vedere un simile coinvolgimento personale ed unapreparazione tecnica in gente giovane come questa fa ben sperare per il futuro della musica jazz in Italia”

Jazz Verona

“Grande successo per il concerto di domenica sera all'ombra del municipio di piazza roma: sul palco il quartetto jazz "igor palmieri jazz 4et". stan getz, john coltrane, dexter gordon e jhonny griffin tornano a rivivere. per una sola sera, e solo a marmirolo. grazie alla passione e alla perizia del quartetto di igor palmieri che nella centralissima piazza roma ha proposto standard del periodo d'oro del jazz di tutti i tempi e composizioni personali basate sugli stessi modelli stilistici. sul palco tiziano tancini, pianista di formazione classica, sobrio e sempre misurato. suo contraltare igor palmieri, sassofonista estroverso e funambolico. passato assolutamente non inosservato l'apporto del batterista, enrico caimi che con tamburi e piatti fornisce ulteriori fantasiosi colori al ound del gruppo. a guarnizione della ,iscela esplosiva il contrabbassista nicola mazzoni. di notevole valore tecnico, straordinario il suo pizzicato, e' con personalita' l'anima battente di un quartetto immutato negli ultimi anni con all'attivo collaborazioni con importanti musicisti della scena nazionale e internazionale. jazz composto, caldo e armonico per i marmirolesi accorsi numerosi […] che hanno sfidato il caldo torrido della serata estiva per raccogliersi in religioso ascolto”

La voce di Mantova

"Giovane, classe 1980, nato a Mantova ma residente a Lucca, Igor Palmieri è uno degli artisti più interessanti della scena jazzistica tricolore contemporanea. Nel suo curriculum annovera collaborazioni di spessore, tra cui Carlo Atti e Paolo Fresu. Accompagnato da musicisti del calibro di Daniele Gorgone (piano), Fulvio Chiara (flicorno), Matteo Anelli (contrabbasso) e Carlo Battisti (batteria), si è esibito lunedì 10 Marzo al jazz-club "La Sosta" di Villa S.Giovanni (RC). Insieme hanno dato vita a una serata ricca di ottima musica proponendo un personale omaggio al repertorio di Chet Baker, che prelude all'uscita imminente di un nuovo album, appunto dedicato a lui dedicato. Il concerto si apre con la rilettura di "So Easy", soffice ma allo stesso tempo carica di swing, in cui spicca il suono scarno ma incisivo del sax di Palmieri accompagnato dal flicorno di Chiara e dalle note dense del contrabbasso di Anelli. Non passa inosservata nemmeno "The Road to Stockholm", in cui Daniele Gorgone col suo strumento dispensa un tocco pianistico vigoroso e ad effetto. Ma non sono mancati momenti poetici e introspettivi come "In A Sentimental Mood", "Stella By Starlight" e "My Funny Valentine", che hanno mostrato un altro volto convincente di Palmieri, a suo agio sia in brani più sostenuti che in momenti più evocativi e lirici. Ben riuscita anche la reinterpretazione di "That Old My Heart", che parte con un intro sognante di flicorno per prendere poi brio grazie alla ritmica incostante di Carlo Battisti, veterano della batteria, musicista formatosi grazie a Jimmy Cobb e Max Roach e già al fianco di grandi nomi del panorama jazz italiano e internazionale. Una serata convincente in cui Palmieri e soci sono riusciti ad attingere a piene mani dal repertorio di Chet Baker ma anche dall'intero ambito cool-jazz dei tempi che furono. Grazie ai loro arrangiamenti freschi e passionali i musicisti hanno proposto una veste inedita ai brani rispettando lo spirito del grande trombettista di Yale, personalizzandone la sua arte ma senza eccessi stilistici e manierismi fini a sé stessi. [...]"

Jazzitalia

"Igor Palmieri: un soffio caldo jazz, per un sax tenore. Spirali musicali, echi lontani evocativi di nostalgie. Ecco materializzarsi i luoghi magici dove fare Jazz in Italia diventava mito. Lui, suona dentro "il suo suono", imperturbabile e apparentemente pacato.. ma pronto a spiccare il volo nel vortice del suo soffio virtuoso. L'ho percepito come vivesse sempre su una linea di confine nel quale, lui, ha già dato segnali importanti di "appartenenza" perché, fare jazz, risulta la sua primaria scelta esistenziale-musicale".

Carmen Bertacchi, Sconfinando Jazz Festival

“Se non si fosse scatenato il più furioso temporale di tutta l’estate, non avremmo avuto la possibilità di ascoltare il quartetto di igor palmieri nel più consono ambiente del nostro circolo. se poi accade che si incontrino e si fondano tra loro bravura, passione e divertimento, allora succede quello che è successo giovedì sera. il sax tenore di igor palmieri ha intessuto dei vigorosi a solo che si sono contrappuntati con i delicati interventi del bravissimo tiziano tancini al pianoforte. quest’ultimo ha dato una grande dimostrazione di sensibilità musicale nelle intro di diversi brani. mi piace particolarmente ricordare quella della popolarissima canzone italiana “roma non far la stupida stasera”. notevolissimi i due accompagnatori: mazzoni al contrabbasso, deliziosamente incisivo specie nei suoi a solo nei quali percuoteva le corde dello strumento creando delle sonorità veramente interessanti; ed enrico caimi che con l’uso calibrato della sua batteria ha creato un involucro sonoro che ha veramente impreziosito il tutto.”

Jazz club di Verona

“E a proposito, mi viene in mente una sera di quasi un anno fa. Era fine estate. Ero a Bologna, seguivo un evento alla Cantina Bentivoglio e intervistavo Igor Palmieri per conto di Jazzitalia. Io ero arrivata alle otto, durante le prove del Quintet. Il locale era ancora vuoto, c’era soltanto il gruppo di manager ed organizzatori di fronte al palco e tutti gli altri, tra camerieri e baristi, camminavano velocemente sotto le arcate, mettendo a punto la serata che stava per iniziare. Scendendo le scale che portano nel nucleo del locale, venivo accolta come tra amici di vecchia data e tra, saluti, abbracci e strette di mano, lui alla fine delle prove, dall’altra parte della sala, scendeva dal palco e mi raggiungeva. Abbiamo deciso di fare subito l’intervista. “In genere prima di un concerto io non bevo mai”. Così con una bottiglia di vino e due calici siamo andati verso un angolino, a sedere. Abbiamo parlato tantissimo e alla fine l’intervistato si trasformava in intervistatore. Guardando la mia Moleskine, osservava come appunto stranamente le cose che poi trasformerò in un articolo. Parlavamo di viaggi nel senso metaforico della musica. Quindi ribaltando una delle mie domande, mi ha chiesto: “e tu, hai trovato la destinazione del tuo viaggio?”. Ho capito subito a cosa si riferiva, eppure sono caduta in una terribile difficoltà, mista ad imbarazzo. Mentre scavavo nelle mie risposte, mi accorgevo di non averne. Allora continuano a scavare, correvo nella mia mente da una parte all’altra e tutto si era improvvisamente trasformato in una ricerca interiore. Ecco cos’aveva fatto: mi aveva mandata in viaggio. Ho abbassato la testa e ho sorriso, forse sono anche arrossita in quel momento. Non so come, nello stesso momento abbiamo risposto insieme “No. Al viaggio non c’è mai fine”, citando Coltrane. A quel punto anche lui rideva. Poi si è alzato, ha prende il suo sax e, mentre andava via, ha aggiunto “Meno male. Per un attimo avevo temuto per te”. E forse è per questo che ora siedo qui."

Rosanna Perrone, lsalottodelcaffe.it

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